LE LACRIME DI SHIVA-EPISODIO 3-

29.04.2020

Notte, i piedi dell'elfo si raggelarono all'istante mentre affondava i suoi sandali nella neve ghiacciata. "Brrrrr...roccia, neve...siamo in montagna!" disse So stringendosi le braccia al corpo. Il nano odorò l'aria: "Decisamente alta come montagna". Il comandante Reed si guardò intorno e scorse un bagliore e delle flebili luci a breve distanza: "Sembrano abbastanza vicine...dobbiamo incamminarci, prima di andare in ipotermia!". Si trattò di percorrere 150-200 metri al massimo, ma con abiti leggeri estivi e sandali ai piedi fu una vera impresa. Arrivati in prossimità delle luci intravidero una piccola costruzione in pietra, paglia e fango; dal comignolo usciva del fumo e un forte odore di stalla riempiva l'aria fredda della notte. I compagni bussarono alla piccola porticina di legno e sentirono dei passi avvicinarsi, clock: " Oh...dei visitatori, stranieri per giunta! Presto entrate, accomodatevi, scaldatevi davanti al fuoco" Un uomo anziano di razza nanica vestito di pelli conciate sorrideva loro e li faceva accomodare; si scaldarono davanti al fuoco e bevvero uno stranissimo the reso potente al gusto dall'aggiunta di un cubetto di burro Yacht " Particolare questo aroma!" sussurrò Reed a Leonida mentre deglutiva a fatica quella strana brodaglia. Ci fu dell'imbarazzo per cercare di capire se potevano parlare con il vecchio del portale ma tutto fu dissipato quando sbadatamente Lindir tirò fuori dalla tasca l'amuleto trovato in fondo al lago, nella grotta: " Porca miseria...ehmm" Si mise velocemente l'amuleto al collo nascondendolo sotto la camicia ma il vecchio lo riconobbe, sorrise, si sedette al piccolo tavolo di legno, versò placido altro the e parlò: " Ciò che è appeso al collo dell'elfo dovrebbe essere appeso al mio di collo...del resto il guardiano sono io, voi siete i saltatori" e continuò placidamente a bere il suo the; un brivido percorse la schiena di So, a Lindir tremarono le mani mentre Leonida suggerì di consegnare l'amuleto all'uomo che ne rivendicava la proprietà. Nelle due ore seguenti furono svelati molti misteri: si trovavano in Tibet al cospetto di Ciakir nuovo guardiano del portale della terra, difeso da Zagar elementale di ghiaccio, che raccontò che le lacrime dei pianeti Zostro (pianeta viola), Tritene (pianeta nero), Volturno (pianeta arancio), Birgos (pianeta rosso) e Terra (pianeta verde) erano state trafugate e che i saltatori erano tutti morti o dispersi tranne uno, Malik, del pianeta rosso mentre Celestia (pianeta bianco), Polem (pianeta giallo) e Lukira (pianeta blu) vivevano ancora in pace e armonia. Dopo essersi messo al collo l'amuleto Ciakir chiese: " E la profezia?" il gruppo si guardò, non sapevano di che cosa stesse parlando e lui raccontò loro che la vecchia guardiana insieme all'amuleto avrebbe dovuto avere anche un'antica profezia che sarebbe dovuta passare nelle sue mani. " Beh...c'è poco da fare! Dobbiamo tornare indietro a prenderla!" affermò So risoluta mentre Reed ridacchiando aggiunse: " Vorrei farvi notare che siamo in Tibet e dobbiamo arrivare alle Haway...non abbiamo i passaporti e poco denaro in tasca e tra l'altro in albergo pensano che siamo andati a fare una gita in barca". L'atmosfera si raggelò per un attimo e poi scoppiarono tutti in una risata. Fu Ciakir a trovare una soluzione proponendo loro di riposare e suggerendo di svegliarsi all'alba per raggiungere con lui il piccolo paese vicino dove avrebbero potuto trovare degli aiuti: " Domani è giorno di mercato al paese, vengono da nord con le carovane, da sud con le slitte e viene anche l'argonauta per portare le spezie dall'India è un mio vecchio amico credo proprio che un passaggio lo troverete"...ben presto si addormentarono quasi tutti, tranne l'elfo, che appoggiatosi su una stuoia davanti al camino acceso prese dalla tasca i suoi tarocchi divinatori e li scrutò a lungo concentrandosi su dove fosse la lacrima di Shiva rubata a Shahara.

La mattina seguente dopo aver deciso tutti di saltare la colazione a base di brodaglia Tibetana accettarono invece il consiglio di Ciakir e prima di infilarsi vestiti caldi e asciutti si cosparsero la pelle di burro di Yacht che avrebbe dovuto proteggerli dal freddo. Camminarono per due ore buone nella neve finché, in lontananza, non si iniziarono a scorgere gruppetti di persone che portavano capre verso il centro del paese, carretti carichi di cesti e slitte cariche di sacchi di yuta pieni di semenze. Il paese era composta da dodici casette di pietra disposte a cerchio intorno ad un grande slargo di terra battuta ricoperta da un sottile strato di ghiaccio e mentre da un lato i bambini del villaggio stavano giocando dall'altro degli anziani contrattavano la vendita di una capra. Ciakir era fermo al centro della piazza e guardava la posizione del sole mentre i quattro compagni erano attirati dai prodotti artigianali in vendita; Lindir si diresse verso dei falcetti appesi ad un muro di una casa dove una anziana signora intrecciava ceste ornamentali, era tibetana di razza nanica, e mentre l'elfo pensava tra se che forse un arma gli sarebbe servita, cerco di comprare un piccolo falcetto affilato col manico intarsiato convinto che la donna potesse capirlo ma lei non parlava la sua lingua al contrario di Ciakir. Con un gesto Lindir fece avvicinare Leonida sperando potesse conoscere la lingua mente l'anziana continuava ad indicare l'anello che l'elfo portava al dito e custodiva gelosamente: "Leonida per favore spiegheresti alla signora che non posso darle l'anello in cambio del falcetto?" ma dopo averla ascoltata Leonida spiegò a Lindir che il falcetto era un regalo e che l'anello ricordava alla signora una vecchia e cara amicizia: " Vorrebbe che tu glielo mostrassi" Lindir replicò: " è un regalo di mia nonna ci tengo molto! Faglielo sapere!" e così facendo se lo tolse e lo porse alla donna mentre Leonida riferiva il messaggio. Fu un emozione per l'elfo sapere che l'anello era molto di quello che appariva; la vecchia con un piccolo gesto lo aprì e mostrò loro il contenuto: si trattava di una finissima polvere lucente che lei definì polvere di galassia e si raccomandò di non perderla perché il suo potere gli sarebbe servito. " Ma che fine avevate fatto? Il mio amico sta per ripartire dice che un passaggio ve lo da volentieri. So e il comandante Reed sono già lì" con un abbraccio Lindir salutò l'anziana signora e si avviarono velocemente verso quell'oggetto che doveva essere un dirigibile ma dava più la sensazione di una palla da rugby consumata dal tempo, un grande contenitore un po' arrugginito li attendeva carico di provviste: " Starete un po' stretti ma perlomeno non avrete fretto, se per voi va bene vi lascerò in India in un piccolo aeroporto dove un mio amico credo non abbia problemi a caricarvi sul suo cargo e a lasciarvi a Honolulu" spiegò l'argonauta. Fu un viaggio scomodo ma decisamente economico, bastarono i dollari che aveva Reed nel portafoglio, e dopo lo scalo in India salirono nella stiva di un vecchio aereo ed arrivarono la mattina presto; lasciando i vestiti pesanti si rinfrescarono con un tuffo in mare, rimisero gli abiti leggeri e fecero un abbondante colazione. Si fecero chiamare una navetta dalla barista che li potesse riportare in albergo per recuperare gli effetti personali, riposarsi un po' e trovare un motoscafo per raggiungere l'isola di Shahara.   

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